
In questi giorni le misure collegate al contenimento del Coronavirus stanno portando online molta parte della nostra quotidianità. Uno su tutti, il lavoro.
Senza dimenticare gli aspetti drammatici di queste settimane, l’evoluzione del Coronavirus ha portato le aziende italiane a scoprire forzatamente le virtù del lavoro remoto.
Mi sembra che si stiano tutti accorgendo ora di questo modo di lavorare, che prima apparteneva alla fitta schiera di partite iva. Sembra che si siano accorti sia conveniente applicarlo anche ai dipendenti. Anche se in Italia si fatica a far accettare questa modalità, i vantaggi sono sotto gli occhi di tutti.
Purtroppo lo scenario legato al virus ha evidenziato che la diminuzione degli spostamenti per raggiungere gli uffici ha un impatto incredibile in termini di riduzione delle emissioni e inquinamento ambientale. Tralasciando la paralisi produttiva che riguarda le imprese e in generale tutti i settori, si è constatato una grande diminuzione delle polveri sottili e delle emissioni.
Sarà possibile, una volta che torneremo alla normalità, mantenere basse le emissioni e responsabilizzare chi di dovere su queste nuove modalità di lavoro? Lo spero davvero.
Viene sottolineata una attenzione quasi esclusiva all’aspetto della tecnologia: quali piattaforme utilizzare, quali sono i formati di file più adatti per inviare i materiali ai clienti, come fare a registrare con un tablet e così via. Secondo me la cosa più importante è la volontà di continuare in questa direzione anche quando si uscirà dall’emergenza sanitaria attuale, e questa sarà responsabilità in gran parte delle aziende.
La mia esperienza
Sono già 5 anni che lavoro in remoto.
Da sola, oppure con i miei assistenti gatti che mi tengono compagnia nella stanza.
Collegata con amici e colleghi attraverso skype, hanghout, gotomeeting e varie.
Una condizione a volte stressante, isolante e per certi aspetti dura.
Magari vorresti incontrare direttamente il cliente, oppure andare a prendere uno spritz coi colleghi. Ma è impossibile quando sono disseminati in varie città, su e giù per tutto lo stivale.
Quando inizi a lavorare online
Basta un telefono, ovviamente il pc, una buona e stabile connessione a internet.
Gli accessori possono variare, dal magic mouse alla tavoletta grafica, al tablet.
Le location possono variare a seconda del segnale wi-fi: dal tavolo da giardino in aperta campagna, allo spazio aperto del museo sotto casa perchè ha la connessione gratis, alla biblioteca della tua città oppure alla piccola biblioteca di paese.
Personalmente ho sperimentato un sacco di posti, dalla sala d’aspetto di una concessionaria d’auto, al bookshop di un museo, al terrazzo della biblioteca, passando per il salotto della zia, della mamma, della sorella, in una minuscola frazione in Umbria oppure in centro a Roma.
Vantaggi del lavoro remoto, in condizioni normali
A volte la solitudine è noiosa ma da questa condizione ho imparato tanto, anche se a volte mi sembrava soffocante. Poi ho conosciuto i veri vantaggi in alcune particolari occasioni.
Burian, nevicata del 2018
Grande quantità di lavoro, da poter sbrigare accanto al caminetto (mentre tutto il mondo è bloccato) nel comfort della casa dei miei, vetrata con vista su bosco innevato. Gatto viziato e morbidissimo sulle ginocchia, collega di Milano che ti invidia.
Estate torrida e siccitosa
Campagna umbra. Casa antica e freschissima della zia, salotto rococò e connessione veloce. Silenzio e frescura. Pausa caffè con dolcetti in compagnia degli zii. Wow!
Roma, ospite di amici.
Dovevo partecipare a un evento serale in città ma avevo anche del lavoro da sbrigare al mattino. Ho passato una tranquilla mattina di lavoro in un grande appartamento vuoto. Una grande sala illuminata da due enormi finestre affacciate su un verde parco di Roma, tutta per me. I coinquilini tutti in ufficio, usciti da casa prestissimo.
Adesso il coronavirus
Questo nemico invisibile che sta mettendo a dura prova la nostra nazione – e tutto il mondo – è destinato alla sconfitta.
L’insegnamento che però dobbiamo accogliere in questo particolare momento, riguardo al lavoro è legato alla nostra quotidianità e alla sostenibilità del lavoro stesso.
Potenzialmente circa 5 milioni di lavoratori potrebbero adottare il lavoro remoto. Secondo i dati dell’ultima edizione dell’Osservatorio del Politecnico di Milano (dati 2019, quindi prima della crisi da virus) ci sono 570 mila smart workers in Italia, a fronte di potenziali circa 5 milioni. I decreti sull’emergenza hanno dato un ampio via libera ai datori di lavoro, autorizzando loro a disporre il telelavoro anche in assenza di accordi sindacali.
Quello che io mi aspetto è che ancora più persone di quelle stimate possano avere il vantaggio dello smart working, per loro stessi che avranno uno stile di vita più sostenibile e anche per l’ambiente che ne risentirà in maniera positiva.